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Psicologa

Micaela Fratus

Tutta colpa dello stress!


E’ ormai evidente pensare che nella vita di tutti i giorni possiamo venire a contatto con situazioni altamente stressanti che ci mettono in difficoltà. Cosa si intende con situazioni stressanti? Ci si riferisce a momenti che ci mettono sotto pressione come scelte importanti, conflitti all'apparenza insolvibili, periodi di forte stanchezza in cui non possiamo permetterci di mollare, emotività intensa e a volte negativa, attività lavorativa estenuante sia dal punto di vista fisico che psicologico, eventi negativi e dolorosi, ecc.

Ma come funziona lo stress? Che cosa ci stressa e come reagiamo?

Siamo portati a pensare che ci siano delle situazioni oggettivamente stressanti, cioè delle situazione che mettono alla prova chiunque. Per questo motivo, moltissime ricerche si sono concentrare a scovare quali siano queste situazioni, identificate come pericolose, suggerendo l’idea di affrontarle il meno possibile o addirittura evitarle. Ma è davvero tutto qui? Bé, correre a 300 all'ora in macchina è stressante, ma decine di piloti di Formula Uno non la pensano così; pensare che da ogni nostra scelta possa dipendere la vita di una persona è altamente stressante, ma tutti i giorni moltissimi medici si prendono questa responsabilità e si sentono privilegiati di poter salvare delle persone. Che cosa rende alcune situazioni potenzialmente stressanti delle situazioni dannose per la nostra persona?

Partendo dal presupposto che alcuni stimoli esterni possono essere potenzialmente stressanti, la valutazione personale che facciamo di diversi fattori interni ed esterni, è la chiave cruciale che determina il livello di stress che percepiamo. Proviamo a capire un po’ meglio.

Di fronte a situazioni ambigue ci si accende un campanello di allarme e iniziamo a valutare le difficoltà, tenendo conto delle esperienze che abbiamo già fatto e delle nostre caratteristiche personali. Spesso parte di questa valutazione è inconsapevole e molto rapida, tanto che otteniamo una risposta ancora prima di renderci conto di esserci posti la domanda. Se l’evento in questione supera la prima valutazione in maniera positiva (lo abbiamo già fatto in passato, sappiamo perfettamente di cosa si tratta, non ci mette in ansia), il problema non sorge nemmeno, andiamo avanti e non ci accorgiamo di nulla. Se la valutazione, invece, ha un riscontro negativo (non ho la più pallida idea di come affrontare questa cosa, in passato questa situazione mi ha messo molto in difficoltà, tutto questo mi spaventa e mi preoccupa molto) si accende il secondo campanello di allarme. Tutte le nostre energie sono concentrate sulla situazione “pericolosa”, avvertiamo anche una sorta di attivazione emotiva, cioè ci sentiamo preoccupati, spaventati, arrabbiati o tristi in maniera quasi fastidiosa. A questo punto facciamo una seconda valutazione e ci chiediamo se abbiamo gli strumenti e le capacità per affrontare quello che ci si presenta davanti. Se ci sentiamo in grado di farlo (posso chiedere aiuto, posso affrontare il problema scomponendolo in problemi più piccoli, posso informarmi e ragionare per affrontare la situazione, ho le capacità per superarlo) con un po’ di fatica, impegno e, perché no, un po’ di ansia, riusciamo ad affrontare e superare la situazione. Questa impresa non solo genera in noi un senso di efficacia e soddisfazione, ma lascia un’impronta indelebile del nostro successo nella nostra memoria. Nel caso in cui la seconda valutazione ha un esito negativo (non ho le capacità per affrontarla, questa situazione mi distruggerà, nessuno mi può aiutare) in noi nasce un sentimento di impotenza che ci porta a percepire tutto come estremamente difficoltoso, faticoso e impossibile. Le emozioni negative si fanno spazio e colorano di nero la nostra esperienza, non permettendoci di vedere una possibile via di uscita. Ci sentiamo stanchi sia fisicamente che mentalmente, demoralizzati, incapaci di muoverci. La situazione appare a tutti gli effetti come stressante. Quando la condizione di stress si mantiene nel tempo, anche il nostro fisico comincia a soffrire e a farci capire che qualcosa non va come dovrebbe.

E’ importante dire che entrambe le valutazioni che facciamo sono soggettive, cioè dipendono dalla nostra percezione personale che, come sappiamo, può non corrispondere alla realtà.


Cosa può fare lo psicologo? Se, come abbiamo detto, parte della percezione di stress deriva dalle valutazioni personali, la soluzione di identificare le situazioni potenzialmente stressanti ed evitarle non sembra essere quella più utile, perché porterà solamente a limitare l’esperienza e ad aumentare la percezione di situazioni “pericolose”. Lo psicologo, invece, può focalizzare l’attenzione su aspetti personali, sulle valutazioni e sulle capacità. Può per esempio, aiutarti a confrontare la realtà con la visione che hai di te stesso, può potenziare le tue capacità per far fronte a situazioni difficili, può aumentare la confidenza con i tuoi limiti e l’accettazione di non riuscire a superare tutte le difficoltà contando solo sulle tue forze, può aiutarti ad affrontare le emozioni negative che ritieni inaccettabili e troppo fastidiose.

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Psicologa Psicoterapeuta
Micaela Fratus

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