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Psicologa

Micaela Fratus

Le scorciatoie del pensiero: utili ma non troppo

La nostra mente svolge innumerevoli funzioni che ci permettono di compiere anche le più semplici attività quotidiane. E’ come se fosse un computer di ultima generazione che, silenziosamente, non smette mai di lavorare.

Uno dei compiti più importanti di cui si deve occupare è quello di processare le informazioni che riceviamo per fornirci dei suggerimenti sui quali basiamo le nostre convinzioni, i nostri ragionamenti e le nostre azioni. Con il termine processare s’intende analizzare le informazioni, incasellarle in appositi cassetti e ricavarne da esse degli indizi su quello che potrebbe essere il futuro. Tutto questo processo, laborioso, preciso ed infinito, spesso viene portato a termini in pochi secondi senza che ce ne rendiamo conto. Così, quando stiamo guardando un film horror, l’inizio di una musica carica di tensione, è l’informazione che processata ci fa ipotizzare l’arrivo di una scena spaventosa, permettendo ai più fifoni di avere il tempo di coprirsi gli occhi.

L’aspetto fondamentale di questo processo non è tanto la bravura della nostra mente ad analizzare gli stimoli, ma la specializzazione della rete di smistamento delle informazioni. Quali sono le regole secondo le quali le informazioni vengono scansionate e dotate di un senso predittore? Quali processi guidano l’interpretazione di quello che vediamo e che sentiamo?

Dobbiamo pensare che la nostra mente ha costruito nel corso degli anni un sistema di classificazione super-strutturato e specializzato prendendo spunto dall'esperienza, dall'ambiente sociale che ci circonda e dall'interazione con altri per noi significativi (i genitori, i familiari, gli amici, gli insegnanti e così via). Anche il nostro bagaglio genetico ha fatto la sua parte in questo lungo lavoro.

Nonostante la velocità e la specializzazione di tale sistema, spesso abbiamo necessità di semplificare il processo di elaborazione per essere ancora più veloce e utilizzare meno energia. Si tratta di cercare delle scorciatoie cognitive che ci permettono di ottenere risposte immediate a costo zero. Come tutti i processi di semplificazione, il risvolto della medaglia di una maggiore praticità, è la perdita di precisione e il rischio di prendere “lucciole per lanterne”. Esistono delle scorciatoie cognitive che spesso distorcono la realtà e la fraintendono pur di dare una risposta chiara e immediata; queste si chiamano distorsioni cognitive.

Le principali distorsioni cognitive sono le seguenti:

  • Catastrofizzazione: consiste nel focalizzarsi sulle conseguenze negative di un evento sovrastimando le possibilità che queste si verifichino (es. se non arriverò in tempo al colloquio non mi prenderanno per quel lavoro e non avrò altre possibilità).

  • Pensiero dicotomico: consiste nel considerare le cose o bianche o nere senza prendere in considerazione una via intermedia (es. se fossi stato intelligente avrei risposto correttamente a tutte le domande del test).

  • Ragionamento emotivo: consiste nel credere che il proprio stato emotivo sia una prova certa di quello che sta succedendo e non una conseguenza (es. se mi sento così in colpa vuol dire che ho proprio sbagliato e devo rimproverarmi).

  • Astrazione selettiva: consiste nel concentrarsi solo su alcuni aspetti e tralasciarne altri anche rilevanti (es. mentre parlavo lui ha sbadigliato; si vede che lo annoio).

  • Lettura della mente: consiste nel credere di sapere con esattezza quello che pensano gli altri senza chiederglielo direttamente (es. sono sicura che la mia collega pensa che sono incompetente quando parliamo di lavoro).

  • Inferenza arbitraria: consiste nel trarre delle conclusioni senza avere prove a sufficienza per farlo (es. quelle persone nel locale mi stanno guardando; parleranno male di me).

  • Esagerazione: consiste nell'amplificare l’importanza di avvenimenti negativi (es. Il fatto di aver sbagliato una volta compromette il successo ottenuto in altre occasioni).

  • Personalizzazione: consiste nell'attribuire a se stessi la causa di un avvenimento negativo (es. mio figlio è caduto dalla bici perché non sono stata attenta).

  • Minimizzazione: consiste nel ridimensionare gli aspetti positivi di una situazione (es. Ho ottenuto un buon risultato solo perché sono stato fortunato).

  • Generalizzazione: consiste nel far rientrare tutto all'interno della stessa casistica (es. se non riesco a dire quello che penso ora non sarò mai in grado di farlo in nessuna situazione).

Se analizziamo attentamente i nostri ragionamenti e il modo in cui traiamo le nostre conclusione, ci accorgiamo che spesso facciamo uso di queste distorsioni per rendere più semplice il processo di elaborazione. Quando tali distorsioni sono rigide, vengono cioè utilizzate in maniera consistente senza permettere ad altri meccanismi di elaborazione di intervenire e senza essere messe in discussione, potremmo correre il rischio di fraintendere costantemente la realtà e mantenere attivi dei processi cognitivi disfunzionali che, a lungo andare, potrebbero condurre ad un vero e proprio disturbo.


Cosa può fare lo psicologo? A volte non è facile rendersi conto di quali meccanismi automatici mettiamo in atto, arriviamo alla conclusione senza avere traccia di come abbiamo fatto. Ancora più difficile è, dopo averli riconosciuti, provare a correggerli se sembrano troppo rigidi e controproducenti. La figura dello psicologo potrebbe aiutarti a prestare attenzione a questi meccanismi e a trovare delle alternative che possano aprire il tuo campo di possibilità. A volte basta darsi l’opportunità di leggere la realtà con occhiali diversi per alleggerirsi la giornata.

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Psicologa Psicoterapeuta
Micaela Fratus

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